giovedì 3 luglio 2014

Telamone e Atlante

Il telamone di palazzo Spada (foto MG)
Passeggiando per le strade del centro di Roma spesso notiamo sulle facciate dei palazzi (di tutte le epoche) una figura maschile scolpita, impiegata per sostenere trabeazioni e cornici, a volte collocata sotto un balcone oppure inserita nella decorazione di un pilastro. Tale figura è chiamata telamone, come spiega Vitruvio nel suo De Architectura: "Le statue di figure maschili che sostengono mutuli o cornici da noi sono chiamati Telamoni (VI, 9)". Il loro impiego, iniziato nell'antico Egitto dei faraoni, è continuato fino al Novecento.

Nello stesso passo Vitruvio ci informa che "i documenti non spiegano l'origine del nome; i Greci le chiamano Atlanti (VI, 9)". In sostanza, Vitruvio non sa spiegare il motivo per cui quella statua, con quella particolare funzione architettonica, fosse chiamata Telamone dai Romani e Atlante dai Greci. In realtà la differenza è solo apparente, infatti, entrambi i termini contengono la radice tl-, presente sia nel verbo latino tòllere (sopportare, tollerare) sia nel verbo greco tlào (sopportare in senso figurato, cioè portare su di sé). La cosa sorprendente è che anche la radice etrusca tul- (ancora tl-) veniva impiegata con lo stesso significato (M. Pittau), perciò, l'origine della parola latina Telamone potrebbe essere proprio etrusca.


I telamoni dell'Olympieion di Agrigento (V secolo a.C:)
Per quanto riguarda il termine greco, Atlante è un personaggio noto dalla Titanomachia (VIII secolo a.C.), un racconto del Ciclo Epico che narrava la guerra fra i Titani e i figli di Crono (Zeus, Poseidone e Plutone). Atlante era figlio di Giapeto, uno dei Titani. Quando questi furono sconfitti da Zeus, anche i figli furono puniti: Atlante venne condannato a sorreggere l'Universo.

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