mercoledì 29 maggio 2019

Eppur si muovono 07 - La chiesa di S. Rita oggi in via Montanara

I resti dell'insula romana e
della chiesa medievale di
S. Biagio de Mercato
(foto Marco Gradozzi)

Il suggestivo scorcio costituito dalla cordonata del Campidoglio, dalla scalinata dell’Aracoeli e dal Vittoriano sembra cristallizzato nel tempo ma in realtà non ha neanche cento anni. Le demolizioni realizzate tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento sconvolsero la topografia del luogo, tuttavia, un edificio fu salvato, o meglio, spostato: la chiesa di S. Rita. Nell’XI secolo la famiglia Boccabella, molto influente nel rione Campitelli, finanziò la costruzione alle pendici del Campidoglio di una chiesa dedicata a S. Biagio. L’edificio fu costruito sui resti di una insula romana del II secolo d.C. Nel medioevo la chiesa fu denominata S. Biagio de Mercato per la vicinanza con il mercato alimentare.

Affresco trecentesco della chiesa di
S. Biagio de Mercato
(foto Marco Gradozzi)
Della chiesa medievale sopravvivono il campanile romanico a bifore e l’arcosolio di una tomba della famiglia Boccabella (l’affresco trecentesco rappresenta la Pietà tra la Madonna e S. Giovanni Evangelista). Nel 1627 papa Urbano VIII Barberini (1623-1644) incluse tra i beati Margherita Lotti, conosciuta come Rita da Cascia (1381-1457). Nel 1655 monsignor Giuseppe Cruciani da Cascia dedicò alla beata Rita la Confraternita della Corona di Spine di Nostro Signore Gesù Cristo. Nel 1658 papa Alessandro VII Chigi (1655-1667) stabilì che la sede della confraternita fosse nella chiesa di S. Biagio de Mercato, che da quel momento fu intestata anche alla Beata Rita da Cascia. Inizialmente la Confraternita ammetteva soltanto i cittadini e gli oriundi di Cascia.

La chiesa di S. Rita nel Seicento (Falda)
Nel 1665 la chiesa – situata nei pressi della dalla scalinata che conduceva alla chiesa di S. Maria in Aracoeli - fu ristrutturata dall’architetto Carlo Fontana. All’epoca sia le pendici del Campidoglio sia la piazza dell’Aracoeli erano completamente occupate da edifici, che davano luogo a strade e vicoli. Quando il Fontana ristrutturò la chiesa della beata Rita, lo fece tenendo conto del fatto che questa si affacciava sulla stretta via della Pedacchia (scomparsa con le demolizioni); poiché l’edificio poteva essere osservato soltanto da una prospettiva diagonale (visuale obliqua), il Fontana fece in modo che i compartimenti laterali del piano superiore fossero concavi.

Il pallino rosso indica sia il luogo della
chiesa di S. Rita sia l'inizio di via
della Pedacchia (Falda)
Alla fine dell’Ottocento la costruzione del monumento a Vittorio Emanuele II provocò la demolizione dell’edilizia adiacente al colle, ad eccezione di quella esistente lungo via della Pedacchia. La chiesa di S. Rita da Cascia (la beata era stata santificata nel 1900) scomparve nel 1929, quando, in seguito all’ennesima Variante al Piano Regolatore, furono demoliti tutti gli edifici compresi tra piazza dell’Aracoeli e il Campidoglio, mentre la Rupe Tarpea fu “isolata” nel tratto compreso tra la salita delle Tre Pile e piazza Montanara. L’architetto Gustavo Giovannoni criticò la demolizione della chiesa, affermando che a causa della sua scomparsa il monumento a Vittorio Emanuele II «schiaccia la massa (del Campidoglio) e ne turba l’effetto … le visuali sconfinano ed i rapporti hanno perduto ogni norma ed ogni equilibrio».

Il sito originario della chiesa di S. Rita
(foto Marco Gradozzi)
Per Giovannoni la soluzione del problema sarebbe stata la ricostruzione della chiesa al fianco della scalinata dell’Aracoeli. Invece, su proposta dell’architetto Vincenzo Fasolo, la chiesa di S. Rita fu ricostruita all’angolo di via Montanara, con il prospetto originale rivolto verso il Convento delle Oblate. Il progetto prevedeva anche la costruzione – di fianco alla chiesa - di un terrazzo verso il Teatro di Marcello, il restauro del tempio di Apollo, il restauro dell’Albergo della Catena, la ricostruzione della casa di Flaminio Ponzio (piazza Campitelli), la sistemazione dell’area archeologica. La chiesa ricostruita sarebbe diventata la sede dell’Ufficio della X Ripartizione Antichità e Belle Arti.

La chiesa di S. Rita in via Montanara
(foto Marco Gradozzi)
I lavori per la ricostruzione della chiesa, iniziati nel 1938, si conclusero il 21 aprile 1940. La definitiva sistemazione “ad angolo” della chiesa ha alterato la prospettiva creata dal Fontana perché nella collocazione originaria i prospetti laterali dell’edificio erano nascosti dagli edifici circostanti. Dopo la demolizione della chiesa, il titolo di S. Rita e la sede della Confraternita furono trasferiti nella chiesa di S. Maria Assunta in via delle Vergini. Negli anni Cinquanta l'edificio venne assegnato alla congregazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza fondata da Don Orione. Nel 1990 la chiesa è stata trasformata in uno spazio espositivo, denominato Sala Santa Rita, gestito dal Comune di Roma.

I due pallini colorati indicano il
cammino percorso dalla chiesa di S. Rita
(Google Earth)


mercoledì 22 maggio 2019

Eppur si muovono 06 - Le statue di Francesco Mochi oggi nella chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini

S. Giovanni dei Fiorentini-
Il Battesimo realizzato da
Antonio Raggi.
(foto Marco Gradozzi)

Nel febbraio 2016, in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia, quattro statue realizzate nel Seicento dallo scultore toscano Francesco Mochi (1580-1654) sono state sistemate all’interno della chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini (in via Giulia). Francesco Mochi fu uno degli scultori più importanti che operarono all’inizio del Barocco (è sua la gigantesca statua della Veronica nella basilica di S. Pietro), tuttavia, l’ingombrante presenza di Gian Lorenzo Bernini ne condizionò la carriera. Le quattro sculture, che rappresentano Gesù, Giovanni Battista, S. Pietro e S. Paolo, sono state parte integrante della memoria visiva dei romani perché erano collocate in luoghi della città molto frequentati: Ponte Milvio e Porta del PopoloLa loro storia inizia nel 1634, quando Orazio Falconieri (†1664), esponente romano di una importante famiglia fiorentina, ingaggiò il grande pittore e architetto toscano Pietro da Cortona per realizzare la decorazione dell’altare maggiore della chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini. La scena principale doveva esaltare la figura di S. Giovanni Battista, patrono di Firenze. L’artista realizzò sopra l’altare maggiore un modello in legno dipinto in cui rappresentò Giovanni mentre battezza Gesù; la grande novità di questo spazio scenico fu la sua illuminazione naturale, ottenuta grazie ad alcuni tagli “invisibili” realizzati nella parete, intorno alla scena. 

S. Giovanni dei Fiorentini-Il Battesimo
realizzato da Francesco Mochi.
(foto Marco Gradozzi)
Pochi anni dopo il Falconieri decise di sostituire il Battesimo ligneo di Pietro da Cortona con un Battesimo marmoreo, perciò nel 1645 assegnò l’incarico allo scultore toscano Francesco Mochi. Per un motivo sconosciuto le due statue realizzate da Mochi non piacquero al Falconieri, rimanendo così nello studio dello scultore in via Gregoriana, come risulta dall’inventario dei beni redatto alla sua morte (1654). La decorazione dello spazio sopra l’altare maggiore venne perciò affidata ad Antonio Raggi (collaboratore del Bernini), che nel 1665 realizzò il gruppo marmoreo tuttora visibile.

Le statue di Mochi collocate ai
lati del fornice di Porta del Popolo.
Una sorte analoga hanno subito le statue di S. Paolo e S. Pietro, realizzate dal Mochi per i monaci della Basilica di S. Paolo fuori le Mura. Le colossali sculture, progettate per essere collocate ai lati del ciborio di Arnolfo di Cambio, furono completate nel 1652. Anche in questo caso le due statue non piacquero ai committenti, infatti, le ritroviamo nell’inventario dei beni redatto alla morte dello scultore toscano. Con la morte di Francesco Mochi (1654) iniziarono le difficoltà economiche della famiglia, soprattutto perché le quattro sculture, essendo state rifiutate dai committenti, non erano mai state pagate.

Ponte Milvio-La copia del Battesimo
di Mochi realizzata nel 1955.
(foto Marco Gradozzi)
Grazie all’interessamento del cardinale Girolamo Farnese (figlio del generale Mario Farnese, protettore dello scultore) e all’intervento decisivo di papa Alessandro VII Chigi (1655-1667), fu possibile vendere le statue e quindi rimborsare la vedova dello scultore. Le statue del Battesimo furono acquistate da Orazio Falconieri, che le portò nel suo palazzo in via Giulia. All’inizio dell’Ottocento le sculture furono acquistate dalla Camera Apostolica, che, in occasione del restauro di Ponte Milvio (architetto Giuseppe Valadier), le fece collocare di fronte alla testata della riva destra. Nel 1955 le due statue di Ponte Milvio furono sostituite da copie, mentre gli originali vennero portati a Palazzo Braschi, sede del Museo di Roma.

S. Giovanni dei Fiorentini-
Il S. Pietro di Mochi.
(foto Marco Gradozzi)
Le statue di S. Pietro e S. Paolo furono acquistate dalla Camera Apostolica, che le fece collocare all’esterno della facciata di Porta del Popolo, ai lati del fornice (1658). Nel 1980 anche queste due sculture furono portare a Palazzo Braschi, sostituite da copie in gessoDal febbraio 2016 le quattro opere di Francesco Mochi, il gruppo del Battesimo e le statue di S. Pietro e S. Paolo, sono esposte all’interno della chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini. Mentre il Battesimo ha trovato in S. Giovanni dei Fiorentini la sua collocazione definitiva, le statue dei due patroni di Roma sono ancora in attesa della destinazione finale, forse il clamoroso ritorno nella basilica di S. Paolo fuori le Mura.

S. Giovanni dei Fiorentini-
Il S. Paolo di Mochi.
(foto Marco Gradozzi)

Porta del Popolo-Le copie realizzate
nel 1980 dei SS. Pietro e Paolo di Mochi.
(foto Marco Gradozzi)