giovedì 11 giugno 2015

I quattro leoni della fontana dell'Acqua Felice

Fig. 1 - La fontana dell'Acqua Felice
in un'incisione di Piranesi.
Nel 1590 l’architetto Domenico Fontana descrisse in una sua pubblicazione (Transportatione I) la fontana dell’Acqua Felice (1587), da lui disegnata per Sisto V, collocata all'angolo con la Strada Pia (fig. 1): “è tutta di travertino con quattro colonne di marmo, al piede delle quali sono messi quattro leoni antichi che gettano acqua per bocca; due di loro sono di porfido bigio pietra durissima, che somiglia al granito orientale, ma è molto più dura, e si sono levati dinanzi al Pantheon … gli altri due sono di marmo statuario, e stavano di qua e di là della porta di S. Giovanni in Laterano.” 

Fig. 2 - Lo stemma di Sisto V
e della famiglia Peretti.
Perché il papa scelse di decorare le vasche della fontana con quattro leoni? Innanzitutto perché il leone era rappresentato nello stemma familiare (fig. 2), inoltre, bisogna sempre ricordare che Sisto V era afflitto da un grande complesso di inferiorità verso il suo predecessore, l’erudito Gregorio XIII (1572-1585), che lo aveva di fatto emarginato dalla corte papale.  Nei cinque anni del suo pontificato Sisto V (1585-1590) cercò in tutti i modi di farsi notare, esibendo una villa enorme (Villa Montalto), spostando obelischi come fuscelli, demolendo monumenti antichi per realizzare fontane (Septizonio); cercò perfino di far rimuovere (senza riuscirci) da piazza del Popolo la fontana di Giacomo Della Porta (fig. 3), fatta costruire – per l’appunto -  da Gregorio XIII (per ironia della sorte il rancoroso progetto di Sisto V fu poi realizzato nel 1823, quando Valadier sostituì la fontana di Gregorio XIII con un’altra, decorata con i quattro leoni tanto cari a papa Peretti). 

Fig. 3 - La fontana di piazza del Popolo
realizzata da Giacomo Della Porta;
attualmente è in piazza Nicosia (Falda).
Tornando ai leoni dell’Acqua Felice, quelli in porfido bigio scuro, antichissimi (IV secolo a.C.), provenivano dall’Iseo Campense, da dove furono spostati, forse nell’Alto Medioevo, per essere trasportati di fronte all’ingresso del Pantheon (fig. 4). Tale spostamento fu determinato sia dall'abitudine - tutta medievale - di “proteggere” l’ingresso della chiesa con una coppia di leoni (nel VII secolo il Pantheon era stato adattato al culto cristiano e trasformato nella chiesa di S. Maria ad Martyres) sia dal desiderio di abbellire il luogo con una piccola collezione d’arte (insieme ai due leoni sono visibili nel disegno due vasche provenienti dalle vicine terme). 

Fig. 4 - I leoni di fronte al Pantheon
in un disegno del XV secolo.
All'inizio del XIII secolo l’inglese magister Gregorius, descrivendo la piazza di fronte al Pantheon (De mirabilibus urbis Romae), raccontò come i leoni stessero insieme a “vasi ed altre statue della medesima pietra”; lì restarono (in pace) fino al 1587, quando Sisto V li utilizzò per la sua Mostra. Nel 1839 papa Gregorio XVI li tolse dalla fontana per collocarli in Vaticano, nel nuovo Museo Gregoriano Egizio (fig. 5). Al loro posto furono inserite delle copie. Gli altri due leoni della fontana, quelli in “marmo statuario” (di fattura medievale), furono prelevati dall'ingresso laterale della basilica di S. Giovanni in Laterano. 

Fig. 5 - Uno dei leoni del Pantheon,
oggi nel Museo Gregoriano Egizio.
(foto Marco Gradozzi)
Nel 1839 Gregorio XVI sostituì anche loro, trasferendoli nel palazzo del Quirinale, dove rimasero sicuramente fino al 1911. La loro ubicazione attuale non è certa ma è possibile che siano quelli attualmente custoditi a Villa Borghese, nel deposito sotterraneo del Museo Pietro Canonica (fig. 7).

Fig. 6 - I leoni di S. Giovanni in
Laterano, oggi nei sotterranei del
Museo Pietro Canonica.

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