lunedì 16 giugno 2014

Il Moro di Garibaldi

I busti sul Gianicolo ricordano gli eroi della Repubblica Romana del 1849, tuttavia, manca quello del garibaldino più amato. Andres Aguyar morì il 30 giugno 1849, nel corso di un bombardamento avviato dalle truppe francesi filo-papali. Aguyar si trovava in vicolo del Canestraro (oggi vicolo dei Panieri) quando le schegge di una granata lo colpirono alla testa.
Il suo corpo fu trasportato nella chiesa di S. Maria della Scala, vicino a quello di Luciano Manara, il comandante dei bersaglieri spirato anche lui quel giorno. Aguyar era nato a Montevideo, in Uruguay, da genitori africani; fu lo scudiero di Garibaldi in America Latina e in Italia. A Roma divenne subito molto popolare sia per la figura imponente sia per il modo di combattere, infatti, affrontava il nemico utilizzando una lancia a tridente e un lazo. 
Il poeta Cesare Pascarella gli dedicò alcuni versi: " ... appena ar primo razzo de mitraja, lo vedevi, strillanno, che correva co' la lancia framezzo a la battaja."

venerdì 6 giugno 2014

Epos

Da bambino avevo un paio di libri che leggevo e rileggevo in continuazione: il Milione di Marco Polo e l'Iliade di Omero. Il mondo fantastico dell'antica Grecia mi piaceva da matti, ma soltanto molti anni dopo compresi che era popolato da un'innumerevole quantità di eroi e divinità. I nostri antenati li avevano conosciuti attraverso i poemi del cosiddetto Ciclo epico: Titanomachia, Edipodia, Tebaide, Epigoni, Alcmeonide, Canti Ciprii, Iliade, Etiopide, Piccola Iliade, Distruzione di Troia, Ritorni, Odissea, TelegoniaI personaggi di questi poemi furono spesso protagonisti di celebri opere teatrali, ad esempio Edipo e Antigone, Oreste ed Elettra; tuttavia, se non si conosce il "mito", cioè il racconto che li riguarda, diventa poi complicato comprendere fino in fondo lo spettacolo stesso. Con il passare dei secoli la maggior parte dei racconti del Ciclo epico fu dimenticata, quasi perduta, fatta eccezione per l'Iliade e l'Odissea. Fulvio Beschi ha il merito di aver di nuovo raccolto e dato forma unitaria ai tredici poemi, riproponendoli nel libro La leggenda di Troia.

mercoledì 4 giugno 2014

Profumo d'estate

Generalmente durante l'estate metropolitana ci si accorge di persone che durante l'anno non si notano. Sono tipi particolari, spesso con storie difficili alle spalle, perlopiù innocui. 

Qualche giorno fa c'era un bel sole ed io camminavo spedito, quando un tale mi ferma e mi chiede: "... scusi, la messa è già cominciata?"

Sono rimasto senza parole, poi ho capito ... sta arrivando l'estate.

domenica 1 giugno 2014

Il ponte di Caligola

Caio Giulio Cesare Germanico, detto Caligola.
In questi ultimi mesi si discute molto sulla effettiva imparzialità dei giornalisti che si occupano di politica, tuttavia la loro azione diffamatoria è quasi nulla se confrontata con le accuse che Tacito e Svetonio rivolsero alla maggior parte degli imperatori. I più bersagliati furono Caligola e Nerone, descritti come pazzi criminali, assuefatti ad ogni tipo di vizio. Tra imperatori e senatori non correva buon sangue, perciò questi ultimi si vendicarono scrivendo una storia di parte, ricca di aneddoti sanguinosi e bizzarri. Tra quelli che videro Caligola protagonista ce n'è uno, raccontato da Svetonio (70-metà II secolo), che probabilmente non è frutto della fantasia.

A sinistra il molo di Baia, a destra quello di Pozzuoli.
L'imperatore Tiberio, zio di Germanico (militare amato dal popolo romano e padre di Caligola), dovendo scegliere il suo successore, decise di adottare il figlio di quest'ultimo. Qualche tempo dopo, trovandosi a parlare con l'astrologo Trasillo, Tiberio ebbe modo di esprimergli qualche perplessità sul ragazzo. L'astrologo però gli disse di non preoccuparsi, perché Caligola "non ha maggiori probabilità di diventare imperatore che di attraversare a cavallo il golfo di Baia". Divenuto imperatore, Caligola pensò bene di mettere alla berlina l'astrologo Trasillo, perciò fece costruire un ponte di barche,  lungo tremila e seicento passi (circa due chilometri e seicento metri), che dal molo di Baia giungeva fino al molo di Pozzuoli. Terminata l'opera, Caligola andò avanti e indietro sul ponte per due giorni, ovviamente a cavallo.