martedì 27 marzo 2018

Una cura d'altri tempi


A volte gli antichi libri di storia restituiscono leggende che rivelano abitudini davvero bizzarre. Nel V secolo a.C. lo storico Erodoto raccontò la strana vicenda del sovrano egizio Ferone/Nencoreus (Storie, II, 111), figlio di uno dei tre faraoni denominati Sesostri, appartenenti alla XII dinastia (1991-1786 a.C.). Un giorno Ferone stava navigando sul Nilo con la sua imbarcazione quando, innervosito dalle acque agitate e dall’osservazione dei danni causati dalla piena del fiume, scagliò in acqua una lancia. Il Nilo non la prese bene e così Ferone divenne cieco. Trascorsi dieci anni un oracolo incontrò il sovrano, informandolo che per recuperare la vista avrebbe dovuto bagnare gli occhi con l’urina di una donna che avesse avuto rapporti solo con il proprio marito. Essendo sposato, il faraone immaginò che la guarigione fosse a portata di mano, tuttavia, dopo aver bagnato gli occhi con l’urina della moglie non accadde nulla, allora provò con molte altre donne finché trovò quella giusta, riacquistando la vista. Inutile dire che la moglie e le altre donne, tranne l’ultima (che sposò) furono allontanate. Per la grazia ricevuta il faraone fece innalzare nel santuario di Ra a Eliopoli due obelischi alti 45 metri (100 cubiti). 

Obelisco del Circo di Caligola
(foto Marco Gradozzi)
E Roma che c’entra? Roma c’entra sempre, infatti, lo storico Plinio il Vecchio (†79 d.C.) scrisse nella sua magnifica Naturalis Historia (XXXVI, 74) che uno dei due obelischi fatti innalzare da Ferone «è a Roma, in Vaticano, nel Circo di Caligola e Nerone». Non ci sono fraintendimenti, stiamo parlando dell’obelisco portato a Roma all’epoca di Caligola (37-41 d.C.) che nel 1586 papa Sisto V fece collocare di fronte alla basilica di S. Pietro.