martedì 31 dicembre 2013

AVE ATQUE VALE


Alla nostra città auguro di essere amministrata e guidata da persone oneste, finalmente consapevoli del ruolo prestigioso che ricoprono.
















I nostri antenati dicevano AVE ATQUE VALE, cioè "ciao e stammi bene", ebbene questo è anche il saluto e l'augurio rivolto a tutti voi da me e dai miei amici di sempre (Tito, Jimi, Nerone e i nostri avi che hanno reso eterno il nome di Roma).


sabato 21 dicembre 2013

Chitarra romana


Lo ammetto ... proprio io che pensavo di esserne ormai fuori ... mi sono innamorato ancora una volta ... Lei si chiama Fender Stratocaster Classic-Player 60, colore Sunburst. Al primo abbraccio ho capito che sarebbe stato amore. 

Tu dirai che con Roma non c'entra nulla, e invece c'entra, perché io, nonostante una passione smisurata per il rock e il blues, sento il bisogno di esprimermi nel dialetto che è la lingua del mio cuore. Le canzoni romane le ho sempre apprezzate, soprattutto quelle interpretate da Gabriella Ferri, perciò ho deciso di allestire un piccolo spettacolo che mi dia la possibilità sia di raccontare alcuni luoghi di "Roma insolita e segreta" sia di suonare alcuni brani della nostra tradizione.

Ne ho parlato a lungo con Tito e anche lui ha condiviso la mia scelta.

martedì 17 dicembre 2013

Roma insolita e segreta


Amici, ma soprattutto amiche ... è arrivato il momento dell'anno in cui ci sentiamo più buoni e disposti verso il prossimo. Il Natale che sta per arrivare è l'occasione giusta per regalare alle persone che amiamo un economico strumento di definitiva conoscenza. "Roma insolita e segreta" è un libro che cambierà per sempre le vostre coscienze ... acquistatelo! (se lo farete, probabilmente vi ricresceranno anche i capelli)

venerdì 13 dicembre 2013

Ruma

Fig. 1 - Le anse del Tevere tra il
Campo Marzio e l'Isola Tiberina
Secondo vari studiosi il nome della nostra città deriverebbe dall'etrusco "ruma", che significa mammella. Tale interpretazione sembrerebbe confermata nel racconto del mito dei gemelli, quando si accenna al "ficus ruminalis", ovvero il fico sotto il quale la lupa allattava Romolo e Remo. Il linguista Massimo Pittau è giunto alla conclusione che ruma fosse il nome assegnato al tratto della riva destra situato di fronte alla zona del Circo Massimo e del Palatino; questo, visto dal colle Gianicolo, ha proprio la forma di una mammella (a destra nella fig. 1). Una fonte del IV secolo (il grammatico Servio) riteneva che in epoca arcaica il Tevere fosse chiamato "rumon". Pittau, invece, pensa che "rumon" non sia il nome antico del fiume ma il nome che caratterizzava l'ansa della riva destra di fronte al Campo Marzio. Un'altra mammella? Di più, perché secondo Pittau il suffisso "on" ha valore accrescitivo, quindi "mammellone" (a sinistra nella fig. 1). Effettivamente, guardando l'immagine satellitare non si può fare a meno di notare la somiglianza con un seno femminile.
  • ruma, la mammella
  • rumon, la grande mammella
  • la lupa che allatta i gemelli
  • ficus ruminalis, il fico dell'allattamento

domenica 8 dicembre 2013

Il portico del Circo Flaminio

Nel 221 a.C. Caio Flaminio Nepote, leader democratico di grande valore, viene eletto censore; dalla sua iniziativa nacquero la via Flaminia e il Circo Flaminio, luogo di riunione delle classi meno abbienti (concilia plebis). Intorno al perimetro del Circo sorgevano templi e portici impreziositi dalle innumerevoli opere d'arte predate dai romani durante le loro campagne militari. Caio Flaminio morì nel 217 a.C. durante la tragica battaglia del Trasimeno svoltasi contro i Cartaginesi di Annibale.

Con il passare dei secoli si perse ogni traccia del Circo che nella sua pianta doveva ricordare il più famoso Circo Massimo. Negli ultimi cento anni, grazie ai progressi dell'indagine archeologica, è stato possibile ricostruire  (in parte) i confini del Circo, delimitato a sud-est dal Teatro di Marcello e a nord-ovest da piazza Cairoli. In sostanza gran parte dell'area dell'antico Circo Flaminio corrisponde a quella su cui è stato costruito il Ghetto, risultando in seguito "tagliata" nella sua propaggine nord-occidentale dalla recente via Arenula.

Via di S. Maria dei Calderari (traversa di via Arenula) è una delle strade che conducono al Ghetto (i Calderari erano gli artigiani che producevano i catini in rame). In corrispondenza del civico 23 compare un arco in mattoni affiancato da due pilastri in travertino che sorreggono una piattabanda anch'essa in mattoni. Nel Rinascimento il monumento era ancora visibile: si trattava di un portico a due navate costruito su due livelli, chiamato all'epoca "craticula". L'archeologo Filippo Coarelli data il monumento all'età domizianea, forse quando il Capo Marzio fu ricostruito dopo il violentissimo incendio dell'80 d.C.







La "craticula" oggi. Fotografarla senza automobili è quasi impossibile (purtroppo). Notate il balcone sopra la piattabanda: è "leggermente" cresciuto.

venerdì 29 novembre 2013

Policromia imperiale

Non riusciremo mai ad immaginare il colore dell'antica Roma finché resteremo ancorati all'idea che tutto fosse bianco, come il marmo delle statue tuttora conservate. Non era assolutamente così, e la conferma viene dallo studio accurato delle superfici marmoree, reso possibile oggi dalle nuove tecniche di indagine. Nel 1971 il grande archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli fece realizzare un calco di alcune scene della Colonna Traiana, che furono in seguito dipinte osservando le tracce di colore rinvenute sulla superficie originale.

Anche la famosa statua di Augusto rinvenuta a Prima Porta (Musei Vaticani) era colorata. La foto mostra una copia dipinta ispirandosi alle tracce di colore presenti sull'originale.

E siccome la curiosità è una brutta bestia, per constatare da vicino l'effetto del colore sul marmo ho acquistato un candido busto di Nerone in polvere di alabastro (18 euro), colorandolo poi con delle semplici matite. 


martedì 26 novembre 2013

La fontana dell'Ospizio dei Mendicanti

Fontana del Mascherone
(foto Marco Gradozzi)
In questa foto la fontana del Mascherone appare in tutta la sua bellezza (come sempre) ma non è di lei che voglio parlare, quanto, piuttosto, della fontana collocata in fondo alla strada (ora si nota solo un inutile vuoto), che costituiva il sacrosanto fondale di via Giulia all'inizio del Seicento.

Fontana dell'Ospizio dei Mendicanti
(Falda)
Mi riferisco alla fontana dell'Ospizio dei Mendicanti, qui riprodotta dal Falda in una bella stampa di fine Seicento. L'Ospizio fu realizzato da Sisto V (1585-1590), mentre la fontana, alimentata dall'Acqua Paola (1612) che scendeva dal Gianicolo, fu realizzata da Paolo V (1605-1620). Guardando con attenzione, sulla destra della stampa si scorge il campanile della chiesa di S. Crisogono (Trastevere).

Fontana dell'Ospizio dei Mendicanti
(Vasi)
Dalla stampa settecentesca di Vasi si può cogliere il perfetto dialogo della fontana con l'ambiente circostante; l'armonia regna sovrana. La fontana dell'Ospizio era situata in un punto strategico perché era sull'itinerario che dal Campo Marzio attraversava il fiume (ponte Sisto), dirigendosi verso la basilica di S. Pietro attraverso via della Lungara.  

Fontana dell'Ospizio dei Mendicanti
(fine Ottocento)
Nel 1879 l'Ospizio dei Mendicanti fu demolito per lasciare spazio alla costruzione dei nuovi argini del fiume. La fontana fu smontata e ricostruita sulla riva destra (piazza Trilussa), completamente decontestualizzata e privata della parola.


La fontana dell'Ospizio dei
Mendicanti dopo il restauro
(foto Marco Gradozzi)

domenica 24 novembre 2013

Il trionfo della cappuccina

Alla voce "cappuccina", l'Enciclopedia Treccani scrive: "Tipo di copertura di tombe e fognature, consistente in tegoloni disposti ad angolo acuto". Una passeggiata su via Alessandrina vi regalerà l'inconsueto spettacolo di innumerevoli cappuccine disseminate sulla parete sottostante la bellissima loggia quattrocentesca della Casa dei Cavalieri di Rodi. Questa era stata costruita nel Trecento su un antico manufatto di epoca domizianea, ristrutturato in seguito (seconda metà del Quattrocento) dal cardinale Marco Barbo.

Nella foto si vedono chiaramente sia le cappuccine sia i segni lasciati dalla demolizione di scale. Nel Cinquecento il cardinale Bonelli (1541-1598) bonificò la degradata zona dei Pantani, l'area in cui si trovava la Casa dei Cavalieri di Rodi, realizzando strade e palazzi. La via Alessandrina (come anche la via Bonella) deve il suo nome proprio al cardinale, nativo della provincia di Alessandria. Ovviamente le cappuccine della foto erano utilizzate per il deflusso dell'acqua verso la fogna :-)

sabato 23 novembre 2013

Terrazzino con vista ... sulla storia

Spesso i romani sono accusati di essere pigri, indolenti, perfino retrogradi, eppure nessuno sa viaggiare nel tempo come loro. A volte basta una semplice azione, come scendere le scale di casa per innaffiare i fiori del terrazzo, e ti ritrovi immerso nella sacralità di un tempio millenario.

Nel 1938, durante i lavori di ampliamento di via delle Botteghe Oscure, furono scoperti i resti di un tempio di età repubblicana. Nell'80 d.C. l'area era stata devastata da un grande incendio (Cassio Dione); in seguito fu completamente restaurata da Domiziano. Secondo l'archeologo Filippo Coarelli le strutture apparterrebbero al tempio delle Ninfe, in cui si conservavano sia gli archivi dei censori sia i nominativi di chi aveva diritto alla distribuzione gratuita del grano.

venerdì 22 novembre 2013

Il gradino che preferisco

A Roma un vecchio detto popolare ricorda che "chi non ha mai salito quel gradino non è romano né trasteverino", dove il gradino in questione è quello del carcere di Regina Coeli. Sinceramente io preferisco ricordare altri gradini, ad esempio quelli che metaforicamente si scendono per esplorare la città sotterranea più bella e suggestiva del mondo: Roma Sotterranea.

Cave di tufo scavate all'interno delle sostruzioni del Tempio di Claudio sul Celio

mercoledì 20 novembre 2013

La musa Polimnia

La musa Polimnia è una scultura del II secolo attualmente conservata nel Museo della Centrale Montemartini. Fu ritrovata nel 1928 in un cunicolo sotterraneo di via Terni. Probabilmente essa faceva parte di un ciclo statuario che decorava uno dei padiglioni degli horti Spei Veteris, un terreno situato presso Porta Maggiore che Settimio Severo trasformò in giardino, dotandolo di un palazzo residenziale, di un anfiteatro e  di un Circo (il circo Variano).


Quando si pensa a una scultura particolarmente riuscita, quasi reale, inevitabilmente il primo pensiero va al Mosè di Michelangelo, ma è un pensiero banale, indotto probabilmente dal conformismo artistico che ci perseguita fin dalla scuola dell'obbligo. In realtà gli artisti di epoca greca e romana erano ancora più bravi, riuscendo, in alcuni casi, a riprodurre anche "lo stato d'animo". Sono convinto che quando vi troverete faccia a faccia con la musa proverete la mia stessa sensazione di incredulità ... e magari le rivolgerete anche la parola.

Gli strani frutti del Cinquecento


I capolavori dei grandi artisti italiani del passato riservano, a volte, delle curiose sorprese. Ad esempio, all'interno di Villa Farnesina (via della Lungara) Raffaello ha dipinto, insieme ai collaboratori della sua bottega, il bellissimo ciclo di Amore e Psiche. 


Osservando però attentamente la scena del ciclo che ritrae Mercurio (forse opera di Giulio Romano), ci si accorge di uno strano frutto ... chissà, forse una melanzana.

lunedì 18 novembre 2013

Il Foro Transitorio

Se ne avessi la possibilità dedicherei la mia vita alla realizzazione di una macchina in grado di attraversare lo spazio temporale ... sarebbe il modo più semplice ed efficace per raccontare le trasformazioni della nostra città. 


Il Foro Transitorio fu realizzato nel I secolo dall'imperatore Domiziano (81-96), anche se in seguito prese il nome del suo successore, l'imperatore Nerva (96-98). Veniva chiamato Transitorio perché "metteva in comunicazione" gli altri Fori (Romano, Cesare, Augusto) con il Tempio della Pace di Vespasiano. L'edificio templare era dedicato a Minerva, cui Domiziano era particolarmente devoto (immagine studio Inklink).


Il Foro Transitorio nel X secolo. Nell'Alto-medioevo molti edifici pubblici furono trasformati in abitazioni private. Per capire il punto di vista topografico, immaginate che via dei Fori Imperiali tagli in due il Foro (immagine studio Inklink).


Come illustra la stampa (1495), alla fine del Quattrocento una parte del Tempio di Minerva era stata smontata, mentre l'assenza totale di manutenzione aveva fatto salire il livello del terreno.


Il Foro Transitorio nel 1550 (disegno di Etienne Duperac). In primo piano, sulla destra, le famigerate "Colonnacce". Il Tempio di Minerva fu demolito poco dopo (1606) da papa Paolo V (Camillo Borghese), che riutilizzò i preziosi marmi nella costruzione della Mostra dell'Acqua Paola sul Gianicolo.


Ecco come si presentavano le Colonnacce nel 1750 (Piranesi). La strada sulla destra si dirigeva verso il Colosseo.


Sempre le Colonnacce, un secolo dopo (1850).


Il Foro Transitorio oggi. Sul fondo svettano le Colonnacce.

domenica 17 novembre 2013

Tramonto portuense

Qualche giorno fa sembrava che il cielo sopra la via Portuense stesse per prendere fuoco ... un banale orizzonte di (quasi) periferia mi ha lasciato senza parole (ovviamente la foto non è ritoccata).

venerdì 15 novembre 2013

Il pomerio che non ti aspetti

Nell'antica Roma il termine pomerio, derivante probabilmente dal latino post-murum (cioè "dietro il muro", oppure "al di là del muro"), indicava una fascia di terreno sacro che doveva essere tenuta libera da qualunque tipo di costruzione. Questa zona protetta era segnalata attraverso dei cippi ricorrenti. All'epoca dell'imperatore Claudio i cippi erano distanti l'uno dall'altro 24 pertiche (una pertica equivaleva a 10 piedi, perciò 24 pertiche equivalgono a 71 metri).


Il cippo della foto risale all'epoca di Claudio (41-54 d.C.) ed è collocato su una parete della piazzetta posta all'incrocio tra la fine di via del Pellegrino e vicolo della Moretta; probabilmente era piantato in prossimità del Tevere.


Questo cippo appartiene all'epoca di Vespasiano (69-79) ed è situato nel portico antistante il cortile della chiesa di S. Cecilia, in Trastevere. Anche in questo caso il fiume è abbastanza vicino.

martedì 12 novembre 2013

Roma Sotterranea


I tesori che la nostra città conserva sono infiniti, sia in superficie sia sottoterra. I membri di "Roma Sotterranea", associazione specializzata in attività di ricerca speleo-archeologica, possono riempirsi gli occhi di tanta bellezza. 


In questo caso si tratta di una gigantesca cava di tufo situata 23 metri sotto la collina di Monteverde ... è come osservare la nostra città da un altro punto di vista ... Roma Sotterranea, appunto!

domenica 10 novembre 2013

Le origini di Tito

Il giovane Tito
(foto Marco Gradozzi)
Nei primi anni del suo regno l'imperatore Vespasiano (69-79 d.C.) e il figlio Tito intrapresero una campagna di "pacificazione" a nord delle Alpi e, come d'abitudine, fondarono alcune colonie, tra cui quella di Arae Flaviae (situata nel Baden-Wuttemberg, uno stato federato della Germania meridionale). Le colonie romane erano realizzate come "moduli", perciò tutte avevano in comune sia lo schema urbanistico, costruito sui due assi cardo-decumano, sia la realizzazione di edifici pubblici e cultuali, per la cui costruzione venivano generalmente impiegati i mattoni. Con la fine dell'impero, a causa delle invasioni barbariche, molte colonie romane furono distrutte oppure abbandonate. Anche Arae Flaviae subì la stessa sorte ma nell'alto medioevo iniziò la rinascita, e così i vecchi edifici di epoca imperiale divennero cave di materiali per la ricostruzione di una nuova cittadina: Rottweil. Il nome del piccolo centro è composto dalle parole rott (rosso) e weil (villaggio), quindi "villaggio rosso", rosso come i mattoni utilizzati per il Capitolium di epoca romana. Questa piccola divagazione etimologica vuole semplicemente stabilire un legame tra il Rottweiler (che letteralmente significa "di Rottweil") e Roma ... e allora mi chiedo ... come può un Rottweiler non chiamarsi Tito?

giovedì 7 novembre 2013

Via Bonella

Stesso punto di ripresa ma panorama
leggermente diverso. Il palazzo di via
Bonella ha lasciato il posto al Foro di
Augusto (foto Marco Gradozzi)
In questi giorni è in corso un acceso dibattito tra sostenitori e detrattori del nuovo progetto di smantellamento di via dei Fori Imperiali. A prescindere dalle opinioni, il momento è senz'altro storico: dopo almeno 1000 anni i Fori Imperiali potrebbero tornare  ad essere un organismo unico. Per alimentare la discussione vorrei mostrare qualche immagine di via Bonella, un asse viario importante della Roma che si andava formando alla fine del Cinquecento. All'epoca, una parte dei Fori Imperiali, probabilmente per la scarsa manutenzione del sistema fognario, era diventata un pantano; il cardinale Michele Bonelli, nato in provincia di Alessandria e nipote di papa Pio V (1566-1572), bonificò l'area e realizzò alcune strade. 

Via Bonella
Via Bonella iniziava all'incirca dove è l'arco di Settimio Severo, costeggiava il Senato, passava accanto alle colonne del tempio di Marte Ultore, oltrepassava l'arco dei Pantani, fino a congiungersi con via Baccina (tuttora esistente). In realtà si trattava di un unico rettifilo che cambiava nome più volte, entrava nel rione Monti e raggiungeva la chiesa di S. Maria Maggiore. A destra della foto si intravedono sul fondo le colonne del tempio di Marte e l'arco dei Pantani.

martedì 5 novembre 2013

Ottobrata romana


Il clima a Roma è sempre stato speciale, ma quest'anno è più speciale che mai; un mese di ottobre come quello appena trascorso proprio non lo ricordo. E poi, passeggiare per via dei Fori Imperiali sotto un sole estivo ma non fastidioso, avendo come sottofondo una mini-band live ... senza prezzo. 

lunedì 4 novembre 2013

La Grande Avventura


"La Grande Avventura" è il titolo della mostra fotografica dedicata ai 125 anni di vita della National Geographic Society. Dal 28 settembre 2013 al 2 marzo 2014 il Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale ospita un vero e proprio tributo fotografico alla società fondata a Washington il 27 gennaio 1888 da un gruppo di esploratori e scienziati che aveva come obiettivo la diffusione delle conoscenze geografiche. La mostra consiste in 125 scatti, uno per ogni anno di vita della società, effettuati in quasi tutti i paesi del mondo, inoltre, è stata allestita una sezione dedicata all'edizione italiana della rivista. La foto mostra il presidente dell'associazione Roma Sotterranea (Adriano Morabito) vicino alla copertina del numero dedicato proprio alla Roma sotterranea. L'immagine mostra un ambiente del I secolo situato sotto le Terme di Traiano, a 13 metri di profondità, esplorato dall'associazione Roma Sotterranea.

venerdì 1 novembre 2013

L'origine geologica di Roma

Roma e i suoi sette colli non sarebbero mai esistiti senza il contributo determinante di due vulcani: il vulcano Sabatino a nord-ovest e il vulcano Laziale a sud-est. Tutto ebbe inizio 600.000 anni fa, quando i due vulcani cominciarono la loro attività, riempiendo di depositi tufacei lo spazio intermedio che li separava. Il fiume che scorreva nella zona, il Paleotevere, a causa delle eruzioni, cambiò percorso deviando verso ovest (Ostia), mentre il plateau di tufo originato dai depositi venne inciso da piccoli corsi d'acqua che "disegnarono" i celebri sette colli. La foto mostra in primo piano il vulcano Laziale, di cui si leggono ancora oggi perfettamente le sue tre fasi.


  • La circonferenza più grande (12 km) appartiene alla caldera creatasi alla fine della prima fase (600.000-300.000 anni fa), quando le pareti del vulcano collassarono implodendo.
  • Al centro della caldera c'è il vulcano delle Faete, nato nella seconda fase (300.000-200.000 anni fa); risale a questo periodo la colata lavica di Capo di Bove, famosa per essere stata utilizzata dai Romani come fondazione naturale per la via Appia.
  • I crateri a sinistra (lago di Albano e lago di Nemi) furono originati durante la terza fase (200.000-20.000 anni fa).

La festa di Pentecoste del Pantheon

Con il tempo ho imparato a conoscere la miseria dell'animo umano (anche il mio), perciò non credo nelle religioni, anche se non posso negare che alcuni aspetti siano suggestivi. La mia ultima esperienza in questo ambito  si riferisce alla festa di Pentecoste del Pantheon, che ho potuto fotografare grazie all'editore francese Thomas Jonglez, con cui ho recentemente collaborato (Roma insolita e segreta III edizione).
   La Pentecoste era in origine una festività ebraica chiamata Shavuot (settimane), che celebrava, "sette settimane" dopo la Pesach (Pasqua), il dono della Torah sul Monte Sinai. La Chiesa cristiana dei primi anni, per non creare confusione tra i nuovi fedeli, mantenne la festività chiamandola Pentecoste (dal greco pentekosté eméra), ma le cambiò il significato che ora celebrava la discesa dello Spirito Santo cinquanta giorni dopo la Pasqua.
   Il giorno convenuto, il Pantheon era stato addobbato per la cerimonia (dall'anno 609 il monumento è anche conosciuto coma la chiesa di S. Maria dei Martiri), parte dello spazio era occupato da lunghe panche di legno, mentre a destra dell'altare aveva preso posto una piccola orchestra. L'ascolto della musica ha fatto passare in secondo piano la liturgia, sicché rapidamente è arrivato il momento che tutti aspettavamo: dall'oculo, inondato di sole, è cominciata a cadere una pioggia di petali di rosa, che col passare dei minuti è diventata sempre più fitta (la discesa dello Spirito Santo). Lo ripeto, non sono credente, ma il momento è stato comunque molto suggestivo.

giovedì 31 ottobre 2013

Un fiume sotto il Tevere

La vecchia zona industriale
tra Ostiense e Marconi
(foto Marco Gradozzi)
Sembra incredibile ma un fiume sotterraneo scorre sotto il Tevere, a una profondità variabile tra i trenta e i sessanta metri. Lo ha rivelato il professor Franco Barberi, professore di geochimica presso l'università di Roma Tre: "Il Tevere nasconde, sotto il suo letto, un enorme fiume profondo, completamente separato, che potrebbe essere utilizzato come sorgente di energia geotermica per riscaldare e rinfrescare gran parte dei condomini della capitale, con notevoli risparmi di combustibili e riduzione dell'inquinamento". Durante la sua ricerca Barbieri ha scavato oltre 200 pozzi, giungendo alle seguenti conclusioni: "L'acquifero si trova fra i 30 e i 60 metri sotto il Tevere ed è molto più largo del fiume superficiale ... il flusso d'acqua sotterraneo scorre fra le ghiaie e le sabbie del Paleotevere, stretto, sopra e sotto, fra due strati di terreno impermeabile e quindi isolato rispetto alle acque di superficie. Le acque sotterranee hanno una temperatura di 20 gradi centigradi, ph neutro e non presentano contaminazioni".