A volte gli antichi libri di storia restituiscono
leggende che rivelano abitudini davvero bizzarre. Nel V secolo a.C. lo storico
Erodoto raccontò la strana vicenda del sovrano egizio Ferone/Nencoreus (Storie,
II, 111), figlio di uno dei tre faraoni denominati Sesostri, appartenenti alla
XII dinastia (1991-1786 a.C.). Un giorno Ferone stava navigando sul Nilo con la
sua imbarcazione quando, innervosito dalle acque agitate e dall’osservazione
dei danni causati dalla piena del fiume, scagliò in acqua una lancia. Il Nilo
non la prese bene e così Ferone divenne cieco. Trascorsi dieci anni un oracolo
incontrò il sovrano, informandolo che per recuperare la vista avrebbe dovuto
bagnare gli occhi con l’urina di una donna che avesse avuto rapporti solo con
il proprio marito. Essendo sposato, il faraone immaginò che la guarigione fosse
a portata di mano, tuttavia, dopo aver bagnato gli occhi con l’urina della
moglie non accadde nulla, allora provò con molte altre donne finché trovò
quella giusta, riacquistando la vista. Inutile dire che la moglie e le altre
donne, tranne l’ultima (che sposò) furono allontanate. Per la grazia ricevuta
il faraone fece innalzare nel santuario di Ra a Eliopoli due obelischi alti 45
metri (100 cubiti).
Obelisco del Circo di Caligola (foto Marco Gradozzi) |
E Roma che c’entra? Roma c’entra sempre, infatti, lo
storico Plinio il Vecchio (†79 d.C.) scrisse nella sua magnifica Naturalis Historia (XXXVI, 74) che uno dei
due obelischi fatti innalzare da Ferone «è a Roma, in Vaticano, nel Circo di
Caligola e Nerone». Non ci sono fraintendimenti, stiamo parlando dell’obelisco
portato a Roma all’epoca di Caligola (37-41 d.C.) che nel 1586 papa Sisto V
fece collocare di fronte alla basilica di S. Pietro.