Il tracciato tra Piazza del Popolo e la Stazione Trastevere |
Tra la fine dell'Ottocento e
l'inizio del Novecento il cambiamento urbanistico di Roma rese necessaria la
realizzazione di nuovi tracciati stradali nel centro storico, fondamentali per
lo sviluppo delle comunicazioni. Uno di essi avrebbe dovuto collegare il
quadrante settentrionale (Porta del Popolo) con quello meridionale (Stazione
Trastevere), passando attraverso strade antiche (via di Ripetta, via della
Scrofa, via della Dogana Vecchia, via di Torre Argentina) e nuove (via Arenula,
Ponte Garibaldi, viale del Re).
Il Piano Regolatore del 1909 stabilì
l'allargamento della carreggiata di via di Torre Argentina, adeguandola a
quella della nuova via Arenula. Nel 1914 l'Assessore al Comune Filippo Galassi
progettò una variante al Piano Regolatore del 1909 secondo la quale la sede
stradale di via di Torre Argentina sarebbe passata da otto a venti metri, perciò
fu decisa la demolizione degli edifici posti di fronte al Teatro Argentina
(palazzo Acquari e palazzo Cesarini-Chiassi).
L'area interessata dagli scavi del 1926 |
La presenza di resti archeologici
sotto gli edifici dell'isolato (delimitato da via di Torre Argentina, via
Florida, Corso Vittorio, via di S. Nicola dei Cesarini) era nota. Annesso alla
chiesa di S. Nicola dei Cesarini era il convento dei Padri Somaschi, nel
cortile del quale erano visibili i ruderi di un tempio rotondo (quattro colonne
in tufo), mentre nel 1904 un saggio di scavo aveva portato alla luce parte del
basamento di un tempio rettangolare (Tempio A). Nel 1913 l'archeologo Giuseppe
Marchetti Longhi aveva segnalato all'autorità competente la scoperta nell'area
di altri resti antichi, oltre a quelli noti. Nel 1917 la Variante di Galassi fu
approvata; per i due templi ritrovati (A e B) fu decisa la musealizzazione
all'interno di un cortile ricavato nel nuovo complesso.
Dopo la prima guerra mondiale
la Società Romana dei Beni Stabili, proprietaria dell'area, ripresentò il
progetto di Galassi, che fu modificato (su richiesta del Governatorato) dagli
architetti Nori e Venturi. Il nuovo progetto prevedeva la demolizione
dell'isolato e la costruzione di nuovi edifici, collocati però in una posizione
più arretrata, tale da consentire l'allargamento di via di Torre Argentina (il
prospetto di palazzo Acquari sarebbe dovuto arretrare di sedici metri). Marchetti
Longhi riuscì a inserire nel progetto una serie di clausole attraverso le quali
sarebbe stato possibile riscattare l'area se fosse stata dimostrata la sua
importanza archeologica.
L'isolato demolito nel 1926 |
Nel 1926 iniziarono le
demolizioni, che si svolsero in tre tempi:
·
demolizione dei palazzi Acquari e Rossi che si
affacciavano su via di Torre Argentina; demolizione di parte del palazzo
Chiassi-Cesarini fino al limite della retrostante chiesa di S. Nicola ai
Cesarini.
·
demolizione del fronte prospettante su Corso
Vittorio
·
demolizione dei fronti prospettanti sulle vie
Florida e S. Nicola ai Cesarini.
Nonostante l'incarico di
controllo dei lavori di demolizione e scavo (per segnalare eventuali scoperte
archeologiche), Marchetti Longhi non riuscì a modificare i discutibili criteri
con cui venivano realizzate le demolizioni: nessun saggio preliminare né
rilievi del materiale archeologico emerso, nessuna segnalazione alle autorità dei
ritrovamenti (il Governatorato era stato istituito nel 1925).
Il 25 giugno 1927 il Comitato
di Storia ed Arte del Governatorato decise di procedere allo sterro generale
per una valutazione esatta dei resti "degni di essere conservati". Il
23 agosto 1928, al termine delle demolizioni, fu chiaro che l'area era occupata
da quattro templi di epoca repubblicana. Immediatamente si formarono due
partiti: da una parte quelli favorevoli alla conservazione dei monumenti,
dall'altra quelli favorevoli alla costruzione di un nuovo isolato. Il 15
ottobre 1928 Mussolini decise di salvare i templi repubblicani, rimborsando ai
Beni Stabili i soldi spesi per acquistare e demolire le case (venti milioni di
lire). L'area archeologica fu sistemata dal Munoz e inaugurata da Mussolini il
21 aprile 1929. L'attuale recinzione ha seguito i limiti segnati dalle
demolizioni ma non gli originali confini dell'area, ancora da scoprire.
All'inizio degli anni Trenta,
durante la realizzazione del recinto su via S. Nicola ai Cesarini (questo lato
affacciava sulla fronte dei Templi), fu demolita la casa medievale con portico
annessa alla Torre del Papito. Si salvarono dalla demolizione soltanto le
colonne del portico che, in seguito, furono reimpiegate nella costruzione del
falso-portico attuale.
Il Tempio D si trova ancora sotto via Florida |
Il Tempio D non fu portato
completamente alla luce per motivi economici. Il recinto dell'area fu
completato nel 1940. La torre fu trasformata in abitazione del custode
dell'area archeologica, collegata con una scala interna al piano dello scavo,
al fine di rendere più agevole la sorveglianza. Nel 1942 il principe Borghese,
Governatore di Roma, sospese i fondi destinati allo scavo. Nel 1955 i lavori
per la realizzazione del sottopassaggio pedonale tra via Florida e via di Torre
Argentina fecero venire alla luce alcuni resti archeologici che chiarirono la
relazione tra il Teatro di Pompeo e l'Area Sacra.
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