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piazza Capodiferro (Tempesta 1693) |
Al pari di una prescrizione medica,
per superare il senso di tristezza e disagio provocato dalla brutta
architettura contemporanea capitolina è necessario visitare, almeno una volta
al mese, le stupefacenti "invenzioni" di Francesco Borromini
(1599-1667), il tormentato architetto ticinese che lasciò a Roma una traccia
indelebile. Il suo formidabile talento è paragonabile a quello
dell'illusionista, la cui abilità consiste nello spostare l'attenzione del
pubblico in un punto prestabilito. Nel 1632 il cardinale Bernardino
Spada aveva acquistato dai Capodiferro un bel palazzo, tra via Giulia e piazza
Farnese, vicino ai centri di potere dell'epoca.
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La fontana di Borromini a piazza Capodiferro (Specchi 1690) |
Nel 1636 il cardinale avviò i
lavori di ristrutturazione del palazzo, necessari per consentire la permanenza
del nipote Orazio e della sua famiglia, acquistando, per l'occasione, alcuni
lotti adiacenti. Alla morte del suo architetto di fiducia il cardinale Spada
ingaggiò Francesco Borromini, che si occupò del palazzo e dell'area adiacente
nel periodo 1649-1657. Oltre alla progettazione di varie
soluzioni interne all'edificio, Borromini decise di modificare virtualmente la
realtà esterna intorno al palazzo attraverso varie "illusioni". La
prima fu ottenuta dipingendo su una parete di palazzo Ossoli, quella antistante
palazzo Spada, una finta facciata composta da blocchi in travertino,
perfettamente integrata con la vera facciata del palazzo; questa magnifica pittura, nascosta per secoli
da strati di colla e vernice, è stata restaurata nei primi anni Novanta (Mario Lolli Ghetti).
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L'unica immagine conosciuta della fontana antica (stampa de Rossi) |
Al
centro del prospetto dipinto Borromini realizzò una nicchia (vera) in cui
collocò una fontana (vera), alimentata da una diramazione dell'Acqua Paola (che giungeva
sulla riva sinistra tramite Ponte Sisto). La fontana era così descritta da
Fioravante Martinelli
(Roma ricercata nel suo sito, 1660):
"Nella piazza avanti al detto
palazzo (Spada) è stata fatta una
vaga fontana dal Cav. Borromino, rappresentando una donna, che premendo le
mammelle, manda l'acqua nella conca, che gli soggiace". Purtroppo, ciò
che resta della fontana è una bella stampa di fine Seicento, mentre l'Erma attuale
è opera dell'artista Giuseppe Ducrot (1996).
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L'Erma di Giuseppe Ducrot (foto Marco Gradozzi) |
Terminato il restyling della piazza il Borromini si
dedicò alla seconda "illusione", ottenuta ponendo l'ingresso secondario
del palazzo (via Giulia) perfettamente in asse con la fontana di piazza
Capodiferro.
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In basso l'ingresso di Palazzo Spada su via Giulia; in alto la fontana di piazza Capodiferro (Google Earth) |
Il risultato finale è incredibile, infatti, Borromini suggerisce
al nostro sguardo un percorso obbligato, grazie al quale osservando la fontana dall'ingresso
di via Giulia, questa sembra essere all'interno del palazzo invece che
all'esterno.
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La fontana vista da via Giulia (foto Marco Gradozzi) |