venerdì 1 maggio 2015

Il complesso di Sisto V

Fig. 1 - Felice Peretti francescano
Durante il papato di Sisto V (1585-1590) alcuni luoghi di Roma cambiarono radicalmente aspetto, tuttavia, questa iperattività urbanistica potrebbe essere stata determinata non da un chiaro progetto di sviluppo urbano quanto, piuttosto, da un rancore di vecchia data. Nel 1565 il vescovo francescano Felice Peretti (fig. 1) era stato inviato in Spagna (in veste di teologo) al seguito del cardinale Ugo Boncompagni, giudice della Santa Sede chiamato a verificare il comportamento "poco ortodosso" dell'Arcivescovo di Toledo. Il rapporto tra i due prelati non decollò mai (eufemismo), forse perché l'erudito cardinale riteneva il Peretti poco raffinato per la corte pontificia, o forse perché lo vedeva troppo dedito alla cura della sua villa sull'Esquilino. Quando il cardinale Boncompagni fu eletto papa (Gregorio XIII, 1572-1585), il Peretti - divenuto nel frattempo cardinale - scomparve dalla scena, emarginato dalla vita di corte. 

Fig. 2 - La mostra dell'acqua Felice
(foto Marco Gradozzi)
Tuttavia, come spesso accade, la fortuna cambiò verso, e infatti, nel 1585 il successore di Boncompagni fu proprio il Peretti, che prese il nome di Sisto V. La sua attività urbanistica fu inarrestabile, tracciò strade, rialzò obelischi, condusse a Roma l'acqua Felice (progettata da Gregorio XIII), fece realizzare fontane memorabili, come la mostra dell'acqua Felice in largo di Santa Susanna (fig. 2), monumento che in parte è possibile spiegare anche attraverso la conoscenza della (sofferente) condizione psicologica di Sisto V. In sostanza, io credo che alcune scelte artistiche legate alla fontana derivino dall'enorme complesso d'inferiorità che affliggeva il pontefice. La fontana terminale dell'acqua Felice, realizzata dai fratelli Domenico e Giovanni Fontana (nomen omen), fu inaugurata nella piazza di S. Susanna il 15 giugno 1587, pur essendo priva degli ornamenti definitivi, infatti, all'epoca del'inaugurazione le due Fame (in alto ai lati dello stemma di Sisto V), la statua del Mosè (opera di Prospero Antichi e Leonardo Sormani), i due pannelli laterali e i quattro leoni non facevano ancora parte della struttura. Per accelerare i lavori Sisto V scrisse un documento (chirografo del 30 novembre 1587) in cui si proibiva a chiunque, soprattutto ai rappresentanti comunali, di intralciare l'opera del suo architetto preferito (Domenico Fontana), sempre alla ricerca di materiali pregiati per la realizzazione delle parti mancanti. 

Fig. 3 - Il luogo della fontana all'epoca
di Gregorio XIII (Cartaro 1576)
Pochi mesi prima di morire, forse ispirandosi - con umiltà - alle Res Gestae di Augusto, Sisto V pubblicò una Bolla (Supremi cura regiminis, 19 febbraio 1590) in cui elencava le sue imprese edilizie. Il documento è molto interessante perché descrive anche il contesto topografico; ad esempio le "macerie infinite" che rendevano piazza di S. Susanna "ineguale e deforme" furono demolite per migliorare la prospettiva della fontana. Purtroppo le cosiddette macerie che ostacolavano il passaggio dell'ultimo tratto dell'acquedotto altro non erano che i resti colossali delle terme di Diocleziano, all'epoca ancora visibili (fig. 3).

Nel suo resoconto Sisto V descrive alcuni elementi della fontana:
·         la statua di Mosè nel nicchione centrale (Mosè fa scaturire l'acqua da una rupe nel deserto; Antico Testamento, Libro dei Numeri)
·         il rilievo di Aronne nel nicchione di sinistra (Aronne conduce il popolo ebreo assetato alle acque; Antico Testamento, Libro dei Numeri)
·         il rilievo di Gedeone nel nicchione di destra (osservando il modo di bere dei soldati, Gedeone ne sceglie trecento per combattere contro il popolo di Madian; Antico Testamento, Libro dei Giudici)


Fig. 4 - Giosuè
Esaminando oggi la fontana è evidente come il rilievo del nicchione di destra (fig. 4) non rappresenti Gedeone ma Giosuè e il popolo d'Israele che attraversano il fiume Giordano (Antico Testamento, Libro di Giosuè); lo stesso architetto Domenico Fontana lo aveva scritto nella sua opera (Tranportatione): "negli altri due nicchi si mostra l'istoria di Aron e di Giosuè". Com'è possibile? Sisto V prese un abbaglio? L'unica spiegazione possibile è che nel 1590 il rilievo definitivo non fosse ancora stato realizzato, perciò, probabilmente, Sisto V vide soltanto alcuni bozzetti; in seguito, per un motivo ignoto, la scelta cadde su un altro episodio dell'Antico Testamento. 

Fig. 5 - La fontana di Gregorio XIII
a piazza del Popolo (Duperac 1577)
Torniamo adesso al complesso d'inferiorità, maturato - secondo me - all'epoca del cardinale Boncompagni. Nel suo breve, ma intenso, pontificato Sisto V cercò in ogni modo di cancellare la popolarità del suo predecessore, collocando in piazza del Popolo un enorme obelisco a ridosso della fontana che aveva lo stemma di Gregorio XIII (figg. 5-6), cancellando dalla "somità della fabrica di Montecavallo un Drago dorato di statura assai grande" (il drago era nel blasone della famiglia Boncompagni), non pagando i debiti contratti da Gregorio con i Gesuiti del Collegio Romano (Avvisi di Roma, 8 maggio 1585), creando una villa urbana di dimensioni enormi (fig. 7), ma soprattutto paragonandosi a Mosè (fig. 8). 

Fig. 7 - Confronto tra l'enorme villa di
Sisto V e la villa del Quirinale
Infatti, mi sembra piuttosto evidente (e maldestro) il messaggio che Sisto V cercò di veicolare attraverso la statua del profeta:
Fig. 6 - L'obelisco di piazza del Popolo
(Maggi 1625)
come Mosè aveva fatto scaturire dalla roccia l'acqua che avrebbe dissetato il popolo d'Israele, così il papa, novello Mosè, aveva condotto a Roma un nuovo acquedotto che avrebbe dissetato la popolazione. 

Fig. 8 - Mosè
Una ulteriore conferma del disagio psicologico di Sisto V si manifesta nella sproporzionata iscrizione, alta quasi come i nicchioni, in cui viene raccontata sommariamente l'impresa. Nessun pontefice si era mai esposto così tanto prima di allora.

2 commenti:

  1. Dovette fare le cose in fretta papa Sisto: dalla balaustra davanti alla fontana (presa chissà dove) ci sono le iscrizioni di Pio IIII

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    1. La determinazione di Sisto V non conosceva ostacoli; l'acquisizione della balaustra con le insegne di Pio IIII testimonia (secondo me) la mancanza di rispetto verso i suoi predecessori. Anche con il Comune non si comportò bene, imponendogli l'acquisto forzoso di oltre 100 once d'acqua.

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