L'epigrafe di Gregorio XIII (foto Marco Gradozzi) |
La passione di Gregorio XIII Boncompagni (1572-1585)
per gli autori classici è all'origine di una singolare epigrafe situata sul Campidoglio, in
via di Monte Tarpeo.
Hinc ad Tarpeiam sedem et
Capitolia ducit
pervia nunc olim
silvestribus horrida dumis
GREGORIUS XIII PONT MAX VIAM TARPEIAM APERUIT
i nomi dei magistrati addetti alla
realizzazione dell’opera
anno domini mdlxxxii
«Da qui guida alla sede Tarpea e al Campidoglio, accessibile
oggi, irto un tempo di silvestri cespugli. Gregorio XIII ha aperto la via
Tarpea nell'anno del Signore 1582». L’epigrafe sembrerebbe priva di senso perché non si capisce chi è il
soggetto che «guida».
Via di Monte Tarpeo e l'epigrafe di Gregorio XIII (foto Marco Gradozzi) |
Per risolvere il piccolo mistero dobbiamo tornare alla smisurata erudizione di Gregorio
XIII. Per il testo della sua epigrafe il pontefice “riutilizzò”, cambiando solo una parola (pervia al
posto di aurea), due versi tratti dal libro ottavo dell’Eneide di Virgilio: «Hinc
ad Tarpeiam sedem et Capitolia ducit aurea nunc, olim silvestribus horrida
dumis (Eneide, libro VIII, 347)».
1-Porta Carmentale 2-Via di Monte Tarpeo (immagine Google Earth) |
Il libro VIII dell'Eneide è quello in cui Virgilio racconta la ricerca da
parte di Enea di alleanze per combattere contro Turno e gli Italici; a tale
scopo l’eroe troiano decide di risalire il Tevere dalla foce fino ad approdare alle
pendici del Palatino dove incontra il re Evandro, il quale lo accoglie e, da
buon padrone di casa, comincia a mostrargli la città. Dopo aver raggiunto la
Porta Carmentale (la collocazione più accreditata della porta è nell’area
archeologica situata all'incrocio tra via Luigi Petroselli e Vico Jugario) Evandro
decide di mostrare ad Enea la sommità del colle perciò «da qui (lo) guida alla
sede Tarpea e al Campidoglio, aureo oggi, irto un tempo di silvestri cespugli (traduzione
Luca Canali)».
La raffinata operazione letteraria di Gregorio fu mantenere il verso virgiliano cambiando soggetto, perciò non è più "Evandro" che conduce ma la "via Tarpea" che conduce. Ecco quindi come si traduce l'epigrafe capitolina: «Nell'anno del Signore 1582 Gregorio XIII aprì la via Tarpea (che) da qui conduce alla sede Tarpea e al Campidoglio, accessibile oggi, irto un tempo di silvestri cespugli».
La raffinata operazione letteraria di Gregorio fu mantenere il verso virgiliano cambiando soggetto, perciò non è più "Evandro" che conduce ma la "via Tarpea" che conduce. Ecco quindi come si traduce l'epigrafe capitolina: «Nell'anno del Signore 1582 Gregorio XIII aprì la via Tarpea (che) da qui conduce alla sede Tarpea e al Campidoglio, accessibile oggi, irto un tempo di silvestri cespugli».
Prima annotazione; alla fine del Cinquecento vivevano a Roma circa centomila persone. Quante sapevano leggere il latino? Quante conoscevano l'Eneide? Chi era il destinatario della coltissima citazione di Gregorio? O forse era soltanto un gioco fra gli eruditi della corte pontificia?
La seconda annotazione riguarda la statura morale di Evandro, il mitico
re degli Arcadi che giunto in Italia si stabilì sul Palatino. Fin dalle
origini Roma fu la città dell’accoglienza, Evandro fu accolto e lui a sua volta
accolse Enea … è questo l’insegnamento che non bisogna mai dimenticare.
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