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Il telamone di palazzo Spada (foto MG) |
Passeggiando per le strade
del centro di Roma spesso notiamo sulle facciate dei palazzi (di tutte le
epoche) una figura maschile scolpita, impiegata per sostenere trabeazioni e cornici,
a volte collocata sotto un balcone oppure inserita nella decorazione di un
pilastro. Tale figura è chiamata telamone, come spiega Vitruvio nel suo De Architectura: "Le statue di figure
maschili che sostengono mutuli o cornici
da noi sono chiamati Telamoni (VI,
9)". Il loro
impiego, iniziato nell'antico Egitto dei faraoni, è continuato fino al Novecento.
Nello stesso passo Vitruvio ci informa che "i documenti non spiegano
l'origine del nome; i Greci le chiamano Atlanti (VI,
9)". In sostanza, Vitruvio non sa spiegare il motivo per cui quella statua,
con quella particolare funzione architettonica, fosse chiamata Telamone dai Romani
e Atlante dai Greci. In realtà la differenza è
solo apparente, infatti, entrambi i termini contengono la radice tl-, presente sia nel verbo latino tòllere (sopportare, tollerare) sia nel
verbo greco tlào (sopportare in senso
figurato, cioè portare su di sé). La cosa sorprendente è che anche la radice
etrusca tul- (ancora tl-) veniva
impiegata con lo stesso significato (M. Pittau), perciò, l'origine della parola
latina Telamone potrebbe essere proprio etrusca.
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I telamoni dell'Olympieion di Agrigento (V secolo a.C:) |
Per quanto riguarda il
termine greco, Atlante è un personaggio noto dalla Titanomachia (VIII secolo a.C.), un racconto del Ciclo Epico che
narrava la guerra fra i Titani e i figli di Crono (Zeus, Poseidone e Plutone).
Atlante era figlio di Giapeto, uno dei Titani. Quando questi furono sconfitti
da Zeus, anche i figli furono puniti: Atlante venne condannato a sorreggere l'Universo.
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