Salomè e S. Giovanni (Bernardino Luini) |
Il solstizio d’estate è sempre
stato un giorno speciale, oggetto di particolari celebrazioni. Nel mondo romano
il 24 giugno era il giorno in cui si celebrava Fors Fortuna, la dea del
destino, della prosperità e della felicità; a lei il re Servio Tullio dedicò un
tempio situato al primo miglio della via Portuense. I suoi attributi erano il
timone, il globo, la ruota, la cornucopia, il modius, la prua di nave e il
caduceo. Nel mondo cristiano il 24 giugno è invece il giorno in cui viene
ricordato Giovanni Battista, l’ascetico predicatore che battezzò Gesù. La morte
di Giovanni è legata alla figura di Erodiade (la storia è raccontata nei Vangeli
di Marco e Matteo), la principessa giudaica che abbandonò il marito per andare
a convivere con il cognato (Erode Antipa). Giovanni condannò questa scelta e pagò con la vita le sue critiche, infatti, Erode lo fece imprigionare e
decapitare (su richiesta di Salomè, figlia di Erodiade).
La festa di S. Giovanni (Ettore Roesler Franz) |
La notte che precedeva
la festa di S. Giovanni era conosciuta come “la notte delle streghe”. Secondo
la tradizione popolare, durante la notte del 23, gli spiriti di Erodiade e Salomè (le cattivone responsabili della morte di Giovanni Battista) volteggiavano sui prati intorno alla basilica del Laterano. Ma siamo a Roma, e allora a tutto c’è rimedio; i
cittadini che affluivano in massa nell'area della chiesa scacciavano gli
spiriti maligni a suon di "pernacchie", mentre quelli più “scientifici” appendevano al
collo una forcina oppure un capo d’aglio. Il colpo di grazia ai diabolici
spiriti veniva assestato mangiando l’animale più simile al demonio: la
cornutissima lumaca. L’assalto al povero invertebrato, cucinato in tutti i modi possibili,
avveniva sui prati intorno alla basilica oppure nelle osterie della città. E poi
bevute, cantate e tanta allegria, alla faccia del maligno.
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