lunedì 13 maggio 2019

Eppur si muovono 05 - La fontana di Villa Montalto oggi in via Goffredo Mameli

Via Goffredo Mameli - La fontana
di Villa Montalto
(foto Marco Gradozzi)

Come in un’illusione barocca degna del miglior Borromini, una splendida fontana si manifesta poco alla volta mentre si percorre via Luciano Manara verso il Gianicolo. È la “fontana del Prigione”, originariamente situata all’interno della famosa Villa Montalto, creata alla fine del Cinquecento sul colle Esquilino da papa Sisto V Peretti (1585-1590). Nel 1576 il cardinale Montalto (così era soprannominato il cardinale Felice Peretti) acquistò alcuni terreni nei pressi della basilica di S. Maria Maggiore. Nel 1585 il cardinale Montalto fu eletto papa, scegliendo come nome Sisto V. Due anni dopo (1587) il pontefice portò a termine un progetto iniziato dal suo predecessore (Gregorio XIII): un nuovo acquedotto avrebbe portato l’acqua sui colli Esquilino, Viminale e Quirinale. L’Acqua Felice (così denominata in omaggio al pontefice Felice Peretti) entrava dentro Roma da Porta Tiburtina, procedendo in linea retta fino alla fontana monumentale di piazza S. Bernardo (la mostra dell’Acqua Felice).

La fontana nella sua collocazione
originaria all'interno di Villa Montalto
(Gottfried de Scaichi) 
Per uno strano scherzo del destino l’ultimo tratto rettilineo dell’acquedotto (oggi via Marsala) era “casualmente” uno dei confini di Villa Montalto. La grande tenuta era suddivisa in due aree (una residenziale, l’altra “a vigna”), attraversata da viali ornati da statue e fontane. Una di queste era denominata “fontana del Prigione” perché la scultura principale, collocata nel nicchione centrale, rappresentava un prigioniero con le mani legate. Nel 1696 la famiglia di Sisto V si estinse, perciò la villa fu acquistata dal cardinale Francesco Negroni. Nel 1784 il mercante toscano Giuseppe Staderini acquistò la villa spogliandola di tutti i suoi arredi, quadri e sculture, vendendo perfino il legno degli alberi del parco. Nel 1789 la villa fu acquistata da Massimiliano Massimo.

Il perimetro della Villa; in rosso
il luogo della fontana.
(Google Earth)
Nel 1863, all’epoca di Pio IX Mastai (1846-1878), una parte della villa fu espropriata per consentire la realizzazione della prima Stazione Termini. Con la caduta dello Stato pontificio e la costruzione dei ministeri divenne necessario costruire case per il nuovo ceto impiegatizio, perciò nel 1872 ciò che restava della gigantesca Villa fu espropriato a favore della Compagnia Commerciale Italiana e della Banca delle Costruzioni di Genova, che lottizzarono l’area per costruire edifici e strade. Nel frattempo, la fontana del Prigione - dopo essere stata acquistata dal Comune di Roma – fu smontata e collocata in un magazzino. Successivamente (1894), fu ricomposta come fondale di via Genova, una delle nuove strade sorte nei pressi di via Nazionale. A seguito delle continue trasformazioni urbanistiche del primo Novecento la collina del Viminale divenne sede del Ministero dell’Interno, perciò la fontana fu di nuovo spostata. Grazie a un progetto del Genio Civile (1923) la fontana di Villa Montalto venne definitivamente collocata in via Goffredo Mameli, alle pendici del Gianicolo. Attualmente la struttura mantiene ancora l’aspetto originario: due lesene delimitano il nicchione centrale, la cui volta riproduce una valva di conchiglia; la decorazione è arricchita da ghirlande e protomi leonine (il leone era uno dei simboli araldici della famiglia Peretti). Purtroppo, nel corso dei vari spostamenti sono scomparse la scultura del Prigione, le statue di Apollo e Venere (erano collocate nella nicchia ai lati del Prigione) e la testa della statua di Esculapio (sulla sommità della fontana). 

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