Via Goffredo Mameli - La fontana di Villa Montalto (foto Marco Gradozzi) |
Come
in un’illusione barocca degna del miglior Borromini, una splendida fontana si
manifesta poco alla volta mentre si percorre via Luciano Manara verso il
Gianicolo. È la “fontana del Prigione”, originariamente situata all’interno della
famosa Villa Montalto, creata alla
fine del Cinquecento sul colle Esquilino da papa Sisto V Peretti (1585-1590). Nel 1576 il cardinale Montalto (così era
soprannominato il cardinale Felice Peretti) acquistò alcuni terreni nei pressi
della basilica di S. Maria Maggiore. Nel 1585 il cardinale Montalto fu eletto
papa, scegliendo come nome Sisto V.
Due anni dopo (1587) il pontefice portò a termine un progetto iniziato dal suo
predecessore (Gregorio XIII): un nuovo acquedotto avrebbe portato l’acqua sui
colli Esquilino, Viminale e Quirinale. L’Acqua Felice (così denominata in
omaggio al pontefice Felice Peretti) entrava dentro Roma da Porta Tiburtina, procedendo
in linea retta fino alla fontana monumentale di piazza S. Bernardo (la mostra
dell’Acqua Felice).
La fontana nella sua collocazione originaria all'interno di Villa Montalto (Gottfried de Scaichi) |
Per
uno strano scherzo del destino l’ultimo tratto rettilineo dell’acquedotto (oggi
via Marsala) era “casualmente” uno dei confini di Villa Montalto. La grande
tenuta era suddivisa in due aree (una residenziale, l’altra “a vigna”),
attraversata da viali ornati da statue
e fontane. Una di queste era
denominata “fontana del Prigione” perché la scultura principale, collocata
nel nicchione centrale, rappresentava un prigioniero
con le mani legate. Nel 1696 la famiglia
di Sisto V si estinse, perciò la villa fu acquistata dal cardinale Francesco Negroni. Nel 1784 il mercante
toscano Giuseppe Staderini acquistò
la villa spogliandola di tutti i suoi arredi,
quadri e sculture, vendendo perfino il legno degli alberi del parco. Nel 1789
la villa fu acquistata da Massimiliano
Massimo.
Il perimetro della Villa; in rosso il luogo della fontana. (Google Earth) |
Nel 1863, all’epoca
di Pio IX Mastai (1846-1878), una
parte della villa fu espropriata per consentire la realizzazione della prima Stazione Termini. Con la caduta dello
Stato pontificio e la costruzione dei ministeri divenne necessario costruire
case per il nuovo ceto impiegatizio, perciò nel 1872 ciò che restava della gigantesca Villa fu espropriato a favore della Compagnia
Commerciale Italiana e della Banca
delle Costruzioni di Genova, che lottizzarono l’area per costruire edifici
e strade. Nel frattempo, la fontana del
Prigione - dopo essere stata acquistata dal Comune di Roma – fu smontata e
collocata in un magazzino. Successivamente (1894), fu ricomposta come fondale di via Genova, una delle nuove strade
sorte nei pressi di via Nazionale. A seguito delle continue trasformazioni
urbanistiche del primo Novecento la collina del Viminale divenne sede del Ministero dell’Interno, perciò la
fontana fu di nuovo spostata. Grazie a un progetto del Genio Civile (1923) la fontana di Villa Montalto venne definitivamente
collocata in via Goffredo Mameli,
alle pendici del Gianicolo. Attualmente
la struttura mantiene ancora l’aspetto originario: due lesene delimitano
il nicchione centrale, la cui volta riproduce una valva di conchiglia; la
decorazione è arricchita da ghirlande e protomi leonine (il leone era uno dei
simboli araldici della famiglia Peretti). Purtroppo, nel corso dei vari
spostamenti sono scomparse la scultura del Prigione,
le statue di Apollo e Venere (erano collocate nella nicchia ai lati del
Prigione) e la testa della statua di Esculapio (sulla sommità della fontana).
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