La fontana di piazza Trilussa (foto Marco Gradozzi) |
Le trasformazioni urbanistiche di fine Ottocento
cambiarono per sempre l’aspetto millenario della nostra città. Se è vero che in
alcuni casi scomparvero luoghi malsani e privi di qualsiasi dignità (il
Ghetto), in altri furono cancellati piccoli gioielli architettonici, come la
magnifica fontana dell’Acqua Paola collocata come un fondale
scenico all’estremità di via Giulia presso ponte Sisto.
L'Ospizio dei Mendicanti alla fine di via Giulia nel 1693 (Tempesta-De Rossi) |
Nel Cinquecento il vagabondaggio e l’accattonaggio erano diventati a Roma una piaga sociale. L’ospizio di
S. Sisto, istituito da Gregorio XIII Boncompagni (1572-1585) nel convento di S.
Sisto (via Appia), non era più sufficiente (850 posti), perciò il successore - il
papa francescano Sisto V Peretti
(1585-1590) - ne progettò uno gigantesco (duemila posti): l'Ospizio
di
S. Francesco dei Mendicanti. L’area scelta per il nuovo istituto fu
individuata sulla riva sinistra del fiume, alla fine di via Giulia, a pochi
metri dall’ingresso di ponte Sisto. L’Ospizio, progettato dall’architetto Domenico Fontana e inaugurato nel 1587, fu costruito utilizzando alcuni
edifici preesistenti. Nel 1612, su iniziativa
del pontefice Paolo V Borghese
(1605-1623), giunse a Roma l’Acqua Paola, terzo acquedotto dopo
l’Acqua Vergine (1570) e l’Acqua Felice (1587). La nuova fornitura
idrica, proveniente dal lago di
Bracciano e da sorgenti limitrofe (proprietà Orsini), raggiungeva Roma
riutilizzando le antiche strutture dell’Acqua
Traiana (II secolo d.C.). Nel punto
in cui l’acquedotto entrava in città, nei pressi di Porta S. Pancrazio (sul Gianicolo), fu costruita la magnifica Mostra
dell’Acqua Paola.
A destra l'Ospizio dei Mendicanti e la fontana; al centro via dei Pettinari (Giuseppe Vasi 1756) |
Una diramazione dell’acquedotto alimentò il Vaticano
e Borgo, un’altra raggiunse Trastevere mentre un’altra ancora attraversò ponte
Sisto per alimentare alcuni dei rioni racchiusi nell’ansa del Tevere. Tra
coloro che attendevano l’allacciamento alla nuova rete idrica c’era la famiglia
Orsini (proprietaria delle sorgenti
di Bracciano); per raggiungere la loro residenza di Monte Giordano (nel rione Ponte)
fu appositamente creata una conduttura che passava sotto via Giulia. La cisterna di distribuzione, necessaria
per alimentare sia questa sia altre condutture della riva sinistra, fu
collocata all’interno dell’Ospizio dei Mendicanti di ponte Sisto. Per
nascondere la cisterna fu creata una magnifica fontana murale progettata dal
fiammingo Giovanni Van Zanten (da
noi chiamato Vasanzio) e da Giovanni
Fontana. La fontana dell’Acqua Paola
di via Giulia, addossata all’Ospizio dei Mendicanti, fu inaugurata il 23 dicembre 1613; con la sua
realizzazione si ottennero tre risultati: fu nascosta la cisterna di
distribuzione dell’acquedotto, si creò una fontana pubblica e venne abbellita
la strada.
La fontana dell'Ospizio di via Giulia fotografata alla fine dell'Ottocento, mentre sono in corso le demolizioni per la costruzione del Lungotevere (A. F. C.) |
Dopo il 1870 iniziarono le trasformazioni urbanistiche; le continue
esondazioni del fiume costituivano una minaccia perciò venne decisa la costruzione
dei muraglioni e del lungotevere. Nel 1879
l’Ospizio dei Mendicanti fu demolito per consentire la costruzione del lungotevere dei Vallati. La fontana dell’Ospizio, invece, si salvò; fu smontata e
i pezzi rimasero nelle vicinanze per 19 anni. Nel 1898 - su proposta dell’ingegnere Angelo Vescovali – la
fontana venne ricostruita sulla sponda opposta, perfettamente in asse con il
ponte. In quell’occasione fu apposta una nuova iscrizione: «Il Comune di Roma, dovendo allargare
l’opposta sponda del fiume, dall’inizio di via Giulia trasferì qui questa
fontana dell’acqua Paola facendola restaurare nell’anno 1898».
Il cerchio blu indica il punto della riva sinistra occupato dall'Ospizio dei Mendicanti (oggi Lungotevere dei Vallati; da Google Earth) |
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