Con il tempo ho imparato a conoscere la miseria dell'animo umano (anche il mio), perciò non credo nelle religioni, anche se non posso negare che alcuni aspetti siano suggestivi. La mia ultima esperienza in questo ambito si riferisce alla festa di Pentecoste del Pantheon, che ho potuto fotografare grazie all'editore francese Thomas Jonglez, con cui ho recentemente collaborato (Roma insolita e segreta III edizione).
La Pentecoste era in origine una festività ebraica chiamata Shavuot (settimane), che celebrava, "sette settimane" dopo la Pesach (Pasqua), il dono della Torah sul Monte Sinai. La Chiesa cristiana dei primi anni, per non creare confusione tra i nuovi fedeli, mantenne la festività chiamandola Pentecoste (dal greco pentekosté eméra), ma le cambiò il significato che ora celebrava la discesa dello Spirito Santo cinquanta giorni dopo la Pasqua.
Il giorno convenuto, il Pantheon era stato addobbato per la cerimonia (dall'anno 609 il monumento è anche conosciuto coma la chiesa di S. Maria dei Martiri), parte dello spazio era occupato da lunghe panche di legno, mentre a destra dell'altare aveva preso posto una piccola orchestra. L'ascolto della musica ha fatto passare in secondo piano la liturgia, sicché rapidamente è arrivato il momento che tutti aspettavamo: dall'oculo, inondato di sole, è cominciata a cadere una pioggia di petali di rosa, che col passare dei minuti è diventata sempre più fitta (la discesa dello Spirito Santo). Lo ripeto, non sono credente, ma il momento è stato comunque molto suggestivo.
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